mercoledì 24 novembre 2010

IL DESERTO



Montezomolo, dopo tante speculazioni, ha finalmente sentenziato di non avere nessuna intenzione di entrare in politica. Tradotto in italiano corrente significa che il putsch ordito da Fini, Casini e PD è miseramente fallito e che il Presidente della Ferrari, che mirava a salire sul carro del vincitore a giochi fatti, la faccia su un progetto fallimentare, lui vincente per antonomasia, non ce la mette. Ritradotto ancora in italiano piu semplice: Berlusconi ha fregato pure lui.


E pensare che per certa intellighenzia (di nome, di fatto proprio no) Berlusconi è politicamente morto dal 1994. Ennesima dimostrazione, se mai ce ne fosse ancora bisogno, che la politica italiana, tolto l’unico gigante, è fatta solo di controfigure senz’arte ne parte, senza idee e prospettive di medio e lungo termine, se non quelle di guardare dal buco della serratura. Come programma paese decisamente poco interessante.

Anche Gianfranco Fini che sembrava ormai irresistibilmente lanciato verso la decapitazione dell’imperatore, con giornali, magistratura e sinistra (non) democratica tutti li a spellarsi le mani, a pregustare una riedizione grand-guignol di Piazzale Loreto, sono per l’ennesima volta rimasti con un palmo di naso.

Il povero Gianfranco si ritrova ora in tono supplichevole a chiedere a Berlusconi di governare in un momento di difficoltà del paese. Triste no per il novello Robespierre?
Povero futurista, bene che gli va farà la fine di un Casini qualunque, male che gli va dovrà cominciare seriamente a pensare a cosa fare da grande. Dopo quasi 30 anni passati in Parlamento la prospettiva deve terrorizzarlo.

Apro una parentesi e consiglio il Cavaliere: nessuna pietà con Gianfrego, dopo tutto quel che ha fatto passare alla Nazione in questi mesi, merita solo di bruciare all’inferno (politico, s’intende). Chiusa parentesi.

L’ennesimo fallimento rende però evidente il male reale dell’Italia: tangentopoli prima e Berlusconi poi hanno desertificato il panorama politico. Di bounty killers assoldati da magistratura, giornalai e segreterie di partito ne son passati a iosa in quest’epoca e, nonostante l’arroganza e sicumera iniziale, han tutti fatto la stessa fine: Il Cavaliere li ha asfaltati tutti.

La politica italiana è purtroppo in mano alla gerontocrazia. Lo stesso fantomatico terzo polo è una patacca indigeribile ai piu. Fini, Casini, Rutelli sono in Parlamento da quasi 30 anni, il doppio del Cavaliere per intendersi. Il quarto, Lombardo, in un paese appena normale farebbe si e no lo spazzino o sarebbe usato come cavia per qualche studio lombrosiano.
Questo sarebbe il futuro dell’Italia, il nuovo che avanza per l’intellighenzia di cui sopra; la solita minestra riscaldata ed indigeribile per chi ancora spera che qualcosa in questa terra possa cambiare.

La sinistra è messa pure peggio, campa di antiberlusconismo da 16 anni e se Berlusconi improvvisamente sparisse si scioglierebbe come neve al sole tanti e tali sono i conflitti che la dilaniano. Anche li solo dinosauri e fossili del cretaceo in larghissima parte se non in toto provenienti da Botteghe Oscure riconvertitisi furbescamente al mercato, oppure menti algide e catalizzatori di voti come Rosy Bindi.

In queste condizioni Berlusconi ha ed avrà ancora vita facile. E, credo converrete con me, non necessariamente questo è un fatto positivo. L’alternanza ed il rinnovamento della politica sono il sale della democrazia.
All’orizzonte, purtroppo, non si scorge ancora terra.

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