L’Italia è una repubblica parlamentare fondata sul lavoro o una repubblica delle banane fondata sull’anarchia? A leggere la Costituzione si direbbe parlamentare, a vedere quel che succede in giro si deve propendere nettamente per le banane: un grande bordello dove ognuno dice e fa quel che vuole.
Il Presidente della Repubblica Napolitano è più attivo di Sarkozy, più loquace di un pappagallo, non sta zitto un minuto arrivando persino a minacciare lo scioglimento delle Camere in presenza di una maggioranza parlamentare numericamente forte.
Il Parlamento è bloccato dal proliferare della partitocrazia, da veti incrociati, da guerre tribali interne ai partiti stessi che ne paralizzano l’attività.
Il Presidente della Camera Fini, il cui ruolo di indipendenza e terzietà è previsto dalla costituzione nei fatti guida una partito di opposizione appena nato e gestitsce la Camera dei deputati a suo uso e consumo.
Il governo è in balia di fenomeni che si definiscono “responsabili” ma che in realtà sono nella maggioranza dei casi umani, delle macchiette imbarazzanti.
L’opposizione? Non pervenuta, un blob di decrepiti politici falliti che disegnano strategie demenziali da una vita nella speranza di poter ascendere al potere dalla porta di servizio. Le vie democraticamente previste dalla costituzione non le si confanno.
E’ evidente che siamo di fronte ad un corto-circuito istituzionale dove costituzione materiale e costituzione formale hanno preso strade differenti, dove la realtà si è imposta sulla forma, l’anarchia sull’ordine. Segno evidente che la Costituzione Italiana, in vigore dal primo gennaio 1948, a dispetto di chi ipocritamente la difende manco fosse il Verbo, non funziona più, non è al passo coi tempi, non garantisce la governabilità, blocca lo sviluppo del Paese.
La Costituzione è la regola madre, la fonte da cui tutto discende, leggi, poteri ed ordini. Bacata quella, bacato tutto il resto.
E per accorgersene non ci vogliono capacità extrasensoriali, basta uscire di casa, guardarsi intorno: il sistema paese è allo sbando, ci stiamo terzomondizzando, la crisi istituzionale si riverbera drammaticamente sull’economia che da anni annaspa e sulla società il cui progressivo impoverimento è palese. In parole povere e senza alcun timore reverenziale nel dirlo, la Costituzione va riscritta da capo per permettere al Paese di evolvere ed affrontare le sfide che la contemporaneità gli presenta.
L’Italia ha urgente bisogno di profonde riforme strutturali, non possiamo più attenderle e senza una Costituzione che permetta governabilità ed efficienza non si va da nessuna parte. Cambiamola.
Perdonami ma non sono molto d'accordo (peraltro il simbolo comunista presente sull'immagine è anche poco corretto in quanto più della metà dei Padri Costituenti, nonchè la classe dirigente post 1948, erano di matrice culturale democristiana).
RispondiEliminaLa nostra Costituzione è sicuramente aggiornabile, specialmente causa i progressi politico-economici della (pessimamente realizzata) Unione Europea, così come alcuni assetti istituzionali nei confronti del sistema Paese.
Ma rimetterci a tavolino dopo 70 anni e rifarla interamente.... sarebbe assurdo e folle.
Ci sono dei principi e degli articoli davvero immodificabili per non parlare della metodologia che occorre per modificarla.
Tante situazioni invece positive sono proprio garantite da essa e creare un'altra assemblea costituente (con in politici di oggi?!) è proprio, per fortuna, impossibile.
Rispetto assolutamente e democraticamente quello che hai scritto ma, se per modificare determinate cose potrei anche essere personalmente d'accordo, cambiarla tutta ripetendo il 1948 mai e poi mai!