Per tanti anni mi son chiesto che fine avessero fatto il ventriloquo Moreno ed il corvo Rockfeller. Ve li ricordate?
Per anni non ne ho piu sentito parlare sino a quando una serie di indizi concordanti mi hanno permesso di individuarli. O meglio per ora ho individuato il corvo. Si è lui, Gianfranco Fini o quel che di lui è rimasto.
Su Moreno dispero, sono onestamente preoccupato.
E' evidente infatti che l'eclettico ventriloquo dietro il simpatico pennuto non sia piu lui. Chi è allora? Il dilemma non è di facile soluzione.
Questo uccellaccio del malaugurio infatti quando piagnucola cercando di giustificare le sue malefatte, è lagnoso come Bersani, quando parla di giustizia sembra Di Pietro, quando si rivolge al Presidente del Consiglio è il sosia Ezio Mauro, quando affronta i problemi legati all'immigrazione o alla cittadinanza ricorda Che Guevara.
L'unica cosa di cui per ora sono certo è che Moreno, uomo di evidenti ideali, con una visione del futuro del paese vicina alla mia, con un'idea della sinistra italiana coincidente con quella del sottoscritto (blob informe, maleodorante, nauseante, moribonda) è deceduto, sparito, kaput. Ed il corvo sfortunatamente è caduto nelle mani sbagliate.
Non trovo infatti altre spiegazioni plausibili per giustificare le continue acrobazie politiche del piu incredibile trasformista mai apparso a Montecitorio. Arturo Bracchetti a confronto è un principiante. Gianfranco è spettacolare si trasforma da guardia costiera che ricaccia gli immigrati a scafista albanese in pochi secondi, da garantista (per salvare il proprio deretano) a manettaro in un batter d'ali, da Presidente della Camera super partes in ultras politico in un nanosecondo. Anzi no, il Presidente della Camera non lo fa piu da tempo, è solo un ultras.
Oggi ha superato se stesso. Dal palco su cui comodamente sedeva come Presidente della Camera (ci tengo a ricordarlo perche spero che a forza di pregare, qualcuno da lassù compia il miracolo e risvegli il narcolettico Napolitano, il Presidente degli altri italiani) ne ha sparate di clamorose:
«Io ero dalla Merkel e potete figurarvi i commenti»
La prima cosa che vien da chiedermi è: che ci faceva dalla Merkel il quasi segretario di un partito virtuale? chi rappresentava? Lo Stato Italiano? Il governo? La maggioranza che lo ha eletto?
La domanda non è poi così banale, formalmente è pur sempre il Presidente della Camera.
Ma chi rappresenta oggi Gianfranco Fini se non Giancarlo ed Elisabetta Tulliani, i suoceri e qualche altro mentecatto che per ragioni di interesse personale lo segue?
Seguita poi Gianfranco da Rotterdam:
«Il punto sul quale il premier deve fare assoluta chiarezza è uno solo: se effettivamente, come appare da alcuni verbali, c'è stato o meno un diretto intervento presso la questura di Milano per evitare che la ragazza marocchina fosse affidata a una comunità.»
«(...) Amici miei, non credo che ci siano molti dubbi nel dire che la vicenda della minorenne marocchina rilasciata dalla questura a seguito di una telefonata dalla presidenza del Consiglio è una vicenda che dimostra disinvoltura, malcostume, e un uso privato del potere pubblico. Mi auguro che non sia vero ciò che è stato riportato. In questo caso non si tratta più di vicende private»
Credo che ogni commento sia superfluo, vorrei evitare il turpiloquio. Da parte mia consiglio il Presidente Berlusconi di seguire la prassi costituzionale innovata dal paria con la kippah e di inviare nel seguente ordine:
lettera a Via Solferino di 8 punti in cui non si spiega nulla.
video messaggio su YouTube in cui si conferma quanto contenuto nei succitati 8 punti a distanza di settimane.
solenne promessa di dimissioni qualora venisse provato che la sua buonafede fosse stata tradita.
silenzio assoluto. Il tempo, si sa, è galantuomo (ipse dixit).
Fini parla di imbarazzo percepito negli altri paesi per le italiche vicende non curandosi, purtroppo per lui, dell’imbarazzo che milioni di elettori provano nel sentire questo guitto sproloquiare.
E’ auspicabile che a noi milioni di elettori venga concesso il diritto di esprimere sulla scheda elettorale l’imbarazzo che proviamo nell’essere rappresentati da questo fantoccio.
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