Il tribunale di Milano è al verde. E’ notizia di alcuni giorni orsono infatti che di soldi per le intercettazioni non ce ne sono più. Per Ilda Bocassini & co. non sarà infatti possibile ascoltare le chiacchiere di criminali, spacciatori, delinquenti più o meno organizzati.
No, a Milano il denaro pubblico è stato investito per cercare di ascoltare veri o presunti mugolii, sospiri e rantoli nell’alcova del Primo Ministro Italiano alla ricerca di un orrendo reato: “scopare”.
Non c’è nulla da ridere, nell’Italia contemporanea finto-perbenista-cattocomunista, il libertinaggio è un comportamento opinabile che merita le attenzioni della Procura.
Mafia? Narcotraffico? Rapine in banca? Sequestri di persona? Eh no, a Milano ritengono che l’unione tra un corpo maschile ed uno femminile sia cosa estremamente grave e che pertanto i fondi destinati alle investigazioni debbano essere soprattutto investiti nella verifica dell’esistenza di comuni amplessi.
Se non siamo all’Inquisizione Spagnola e se la Bocassini non è Torquemada, poco ci manca. Se il tribunale di Milano non emette ancora FATWE ma sentenze e la Bocassini non tiene corsi di Sharia in una moschea, la strada sembra comunque tracciata.
Finito il preambolo e premesso che sembra che Ruby Rubacuori fosse gia maggiorenne (esisterebbero prove in merito) al momento in cui mise piede ad Arcore vorrei riflettere su alcune cifre in cui mi sono imbattuto navigando in rete.
Statistiche del ministero Affari Sociali, del 2007/2009, confermate dal Gruppo Abele affermano che a Milano e cintura lavorano circa 20.000 prostitute (giurisdizione del tribunale di Milano), di cui il 6-7% minori.
Ammesso che mediamente ogni professionista accolga due o tre clienti al giorno, nella sola Milano si consumerebbero tra i 40 ed i 60 mila amplessi al giorno. Tra questi, 4-5 mila commessi a danno di prostitute minorenni.
Teoricamente le patrie galere dovrebbero letteralmente traboccare di condannati per il reato di favoreggiamento della prostituzione minorile. Nonostante l’enorme dispiego di mezzi e di quattrini pubblici invece, questi somari che esercitano la pubblica attività di magistrato, sembrerebbero (ma il condizionale è d’obbligo) averne scovato UNO e nemmeno in flagranza di reato.
E qualcuno, i soliti ipocriti aggiungo io, ancora si riempe la bocca blaterando di OBBLIGATORIETA’ DELL’AZIONE PENALE. Questi numeri, siano essi anche sbagliati per eccesso, dimostrano al di la di ogni ragionevole dubbio che il reato di prostituzione minorile non interessa né alla Bocassini, né a Bruti Liberati, nè alla magistratura italiana in genere.
Pertanto, al di la della retorica, della morale e del buon senso, ci ritroviamo una procura che destina una ingente quantità di fondi destinati alle intercettazioni, non per gestire una necessaria e vitale attività investigativa finalizzata all’arresto di criminali veri ma per spiare per un anno o giu di li la vita privata del primo ministro italiano alla ricerca di un potenziale e per nulla verificato reato mentre le altre migliaia di favoreggiatori indisturbati vanno tranquillamente a mignotte siano esse o meno maggiorenni. Abbiamo cioé un tribunale che invece di perseguire il crimine si occupa, con soldi nostri, di gossip e che mette alla berlina un’intero paese ed il suo popolo perché evidentemente lo psicanalista di questi giudici ha loro prescritto di intercettare il premier per curare le proprie ossessioni personali. In un paese normale l’inquisito sarebbe il giudice, in Italia ad un giudice è invece concesso di fare quel che vuole.
Qualcuno ha ancora la faccia tosta di affermare che questo processo non è politico? Qualcuno è ancora così ipocrita dal credere che la Signora Bocassini non abbia qualche problema personale se da 15 anni invece che di occuparsi di criminali veri, passa il tempo ad inquisire Berlusconi? Qualcuno ancora rietene derogabile la riforma della giustizia?
No, a Milano il denaro pubblico è stato investito per cercare di ascoltare veri o presunti mugolii, sospiri e rantoli nell’alcova del Primo Ministro Italiano alla ricerca di un orrendo reato: “scopare”.
Non c’è nulla da ridere, nell’Italia contemporanea finto-perbenista-cattocomunista, il libertinaggio è un comportamento opinabile che merita le attenzioni della Procura.
Mafia? Narcotraffico? Rapine in banca? Sequestri di persona? Eh no, a Milano ritengono che l’unione tra un corpo maschile ed uno femminile sia cosa estremamente grave e che pertanto i fondi destinati alle investigazioni debbano essere soprattutto investiti nella verifica dell’esistenza di comuni amplessi.
Se non siamo all’Inquisizione Spagnola e se la Bocassini non è Torquemada, poco ci manca. Se il tribunale di Milano non emette ancora FATWE ma sentenze e la Bocassini non tiene corsi di Sharia in una moschea, la strada sembra comunque tracciata.
Finito il preambolo e premesso che sembra che Ruby Rubacuori fosse gia maggiorenne (esisterebbero prove in merito) al momento in cui mise piede ad Arcore vorrei riflettere su alcune cifre in cui mi sono imbattuto navigando in rete.
Statistiche del ministero Affari Sociali, del 2007/2009, confermate dal Gruppo Abele affermano che a Milano e cintura lavorano circa 20.000 prostitute (giurisdizione del tribunale di Milano), di cui il 6-7% minori.
Ammesso che mediamente ogni professionista accolga due o tre clienti al giorno, nella sola Milano si consumerebbero tra i 40 ed i 60 mila amplessi al giorno. Tra questi, 4-5 mila commessi a danno di prostitute minorenni.
Teoricamente le patrie galere dovrebbero letteralmente traboccare di condannati per il reato di favoreggiamento della prostituzione minorile. Nonostante l’enorme dispiego di mezzi e di quattrini pubblici invece, questi somari che esercitano la pubblica attività di magistrato, sembrerebbero (ma il condizionale è d’obbligo) averne scovato UNO e nemmeno in flagranza di reato.
E qualcuno, i soliti ipocriti aggiungo io, ancora si riempe la bocca blaterando di OBBLIGATORIETA’ DELL’AZIONE PENALE. Questi numeri, siano essi anche sbagliati per eccesso, dimostrano al di la di ogni ragionevole dubbio che il reato di prostituzione minorile non interessa né alla Bocassini, né a Bruti Liberati, nè alla magistratura italiana in genere.
Pertanto, al di la della retorica, della morale e del buon senso, ci ritroviamo una procura che destina una ingente quantità di fondi destinati alle intercettazioni, non per gestire una necessaria e vitale attività investigativa finalizzata all’arresto di criminali veri ma per spiare per un anno o giu di li la vita privata del primo ministro italiano alla ricerca di un potenziale e per nulla verificato reato mentre le altre migliaia di favoreggiatori indisturbati vanno tranquillamente a mignotte siano esse o meno maggiorenni. Abbiamo cioé un tribunale che invece di perseguire il crimine si occupa, con soldi nostri, di gossip e che mette alla berlina un’intero paese ed il suo popolo perché evidentemente lo psicanalista di questi giudici ha loro prescritto di intercettare il premier per curare le proprie ossessioni personali. In un paese normale l’inquisito sarebbe il giudice, in Italia ad un giudice è invece concesso di fare quel che vuole.
Qualcuno ha ancora la faccia tosta di affermare che questo processo non è politico? Qualcuno è ancora così ipocrita dal credere che la Signora Bocassini non abbia qualche problema personale se da 15 anni invece che di occuparsi di criminali veri, passa il tempo ad inquisire Berlusconi? Qualcuno ancora rietene derogabile la riforma della giustizia?
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