Pochi giorni fa, nell’azienda presso la quale lavoro, cinquanta anime in totale, è stata comunicata l’inizio della cassa integrazione a zero ore per per dieci impiegati. La crisi nel settore manifatturiero è gigantesca, la fine del tunnel non si intravede ma il governo sembra impegnato in altre faccende. Nelle stesse ore Mario Monti ha infatti solennemente affermato che l’Italia non si divide tra destra e sinistra, tra guelfi e ghibellini, tra rossi e neri ma tra chi le tasse le paga e chi no, tra chi riga dritto e chi evade.
Di questa morale fiscale vomitevole, di questo pseudo stato etico, io che le tasse sono costretto a pagarle tutte, io che vedo la mia busta paga dimezzarsi, che vedo il mio lavoro sempre più a rischio, non ne posso più. Se solo avessi la minima possibilità di evadere i tributi lo farei sino all’ultimo centesimo e senza alcun rimorso. A questo stato ladro, indecente, e immorale che pasteggia a ostriche e champagne, mentre noi poveri cristi ci spacchiamo la schiena per sbarcare il lunario, non devo nulla.
Perché caro Presidente è vero che l’Italia è divisa in due ma non tra tartassati ed evasori. Ma tra chi lavora e chi campa sulle spalle di chi produce ricchezza, tra formiche e sanguisughe, tra statalismo e impresa privata. Il primo pachidermico, privilegiato e ladro, la seconda, massacrata, discriminata, sfruttata. Nel mio mondo le aziende soffrono strozzate da un accesso al credito asfittico, da una burocrazia bizantina, da una tassazione sul lavoro folle e malata, da istituzioni ladre che non onorano i debiti ma che sono rapaci nel pretendere e ottenere con le intimidazioni, i nostri soldi. La vita di noi lavoratori sta diventando una lenta eutanasia mentre assistiamo impotenti a questo orrendo cabaret di bassa lega dove lo stato, senza pudore alcuno, opera alla luce del sole come una società a delinquere.
Se potessi, chiederei asilo politico perché mi sento di vivere in uno stato totalitario, una specie di Unione Sovietica 2.0 dove la libertà di impresa è minacciata, dove la presunzione di innocenza non esiste ma dove anzi lo stato ti considera un ladro a priori, dove l’inquisizione fiscale scandaglia la tua vita e ti condanna senza appello a pene severissime, dove una nomenklatura indecente e fuori dalla realtà assiste inerme allo smantellamento del sistema industriale italiano.
Monti mi ricorda Maria Antonietta: le imprese han fame? che mangino croissant.
Di questa morale fiscale vomitevole, di questo pseudo stato etico, io che le tasse sono costretto a pagarle tutte, io che vedo la mia busta paga dimezzarsi, che vedo il mio lavoro sempre più a rischio, non ne posso più. Se solo avessi la minima possibilità di evadere i tributi lo farei sino all’ultimo centesimo e senza alcun rimorso. A questo stato ladro, indecente, e immorale che pasteggia a ostriche e champagne, mentre noi poveri cristi ci spacchiamo la schiena per sbarcare il lunario, non devo nulla.
Perché caro Presidente è vero che l’Italia è divisa in due ma non tra tartassati ed evasori. Ma tra chi lavora e chi campa sulle spalle di chi produce ricchezza, tra formiche e sanguisughe, tra statalismo e impresa privata. Il primo pachidermico, privilegiato e ladro, la seconda, massacrata, discriminata, sfruttata. Nel mio mondo le aziende soffrono strozzate da un accesso al credito asfittico, da una burocrazia bizantina, da una tassazione sul lavoro folle e malata, da istituzioni ladre che non onorano i debiti ma che sono rapaci nel pretendere e ottenere con le intimidazioni, i nostri soldi. La vita di noi lavoratori sta diventando una lenta eutanasia mentre assistiamo impotenti a questo orrendo cabaret di bassa lega dove lo stato, senza pudore alcuno, opera alla luce del sole come una società a delinquere.
Se potessi, chiederei asilo politico perché mi sento di vivere in uno stato totalitario, una specie di Unione Sovietica 2.0 dove la libertà di impresa è minacciata, dove la presunzione di innocenza non esiste ma dove anzi lo stato ti considera un ladro a priori, dove l’inquisizione fiscale scandaglia la tua vita e ti condanna senza appello a pene severissime, dove una nomenklatura indecente e fuori dalla realtà assiste inerme allo smantellamento del sistema industriale italiano.
Monti mi ricorda Maria Antonietta: le imprese han fame? che mangino croissant.
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