domenica 24 febbraio 2013

MA 'NDO VAI SE LA LAUREA NON CE L'HAI?


Diversi anni fa mi sono laureato in giurisprudenza e quel diploma che professionalmente poi mi è servito a ben poco, è ancora nel suo tubo originale di cartone, dimenticato da qualche parte a casa dei miei. E quando qualcuno mi apostrofa “dottor Baldoni”, con quella certa involontaria piaggeria, provo un senso di disagio. Ma dottore di che?
Non sono mai andato fiero della mia laurea ne tantomeno della mia esperienza universitaria. Direi anzi di aver imparato a detestare lo stato italiano dietro ai banchi del mio ateneo, un grande parcheggio per milioni di bamboccioni che non prepara né alla vita professionale ne premia il merito ma che al contrario pretende il pagamento delle rette fornendo in cambio un servizio scadente e favorendo un sistema clientelare dove non contano le idee ma le scartoffie, non le persone ma le conoscenze. Quello stesso sistema che è alla base del declino di questo paese.
Oscar Giannino non è laureato ma per aver mentito in merito ai propri titoli accademici rischia la fine di Giordano Bruno. In un paese dove siamo tutti dottori in questo o quello, millantare lauree e master laddove in realtà si è in possesso di un misero diploma è materia da Inquisizione Spagnola. A confronto il sistema Penati o quello Formigoni, Unipol o Monte dei Paschi, Finmeccanica o Berlusconi (con tutto il gravame che tale nome si porta appresso), sono quisquilie, bazzecole, pinzellacchere. Giannino sarà massacrato, quelli di cui sopra che la dignità non sanno neanche cosa sia, ci massacreranno.
Non voglio giustificarlo, un uomo della sua intelligenza e cultura avrebbe dovuto andare fiero della propria diversità invece di nascondere le proprie fragilità dietro un understatement provincialotto che poco si addice a quella presenza vistosa, a quella barba dickensiana, a quell’egocentrismo incontenibile.
Eppure se la dicotomia tra forma e sostanza si fa stridente è proprio nel caso di Oscar Giannino: tanto è esecrabile la prima, quanto è formidabile la seconda. Credo che molti di noi gli debbano comunque rispetto e riconoscenza per quanto fatto in questi mesi, per il coraggio, l’impegno, la capacità di ridare una speranza a tutti quegli italiani che avevano smesso di credere in un Pease diverso, che si erano allontanati nauseati dalla politica, che stavano cedendo alla disperazione. Le finte lauree non sminuiscono di un nulla quanto fatto da Oscar sino ad ora. Fare per fermare il declino non è un esercizio accademico ma un partito fatto di persone e non di tessere, di ideali e non di privilegi. È la dimostrazione che un’Italia migliore esiste, che il desiderio di cambiare le cose è reale, che cambiarle è possibile. Basta volerlo, la laurea non è richiesta.
E questi meriti caro Oscar non te li potrà mai rubare nessuno, le medaglie le hai guadagnate sul campo mettendoci la faccia, consapevole che quel castello di carta sarebbe caduto prima o poi, pagando un prezzo sconsiderato. #iostocongiannino e spero di vederti, comunque vada, baffi, barba e tweed scozzese a battagliare a Montecitorio.

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