Aveva la bava alla bocca mentre con quel sorriso storpio accusava il suo ex alleato di stare al governo solo per evitare i processi. LUI, compagno di 16 anni di storia politica, LUI che più volte in passato si era scagliato contro l’accanimento giudiziario nei confronti di Berlusconi, stava li come un Giuda Iscariota ad imitare il peggiore dei Marco Travaglio davanti ad una Lucia Annunziata in climax mediatico.
Mi ha fatto schifo vedere Gianfranco Fini vomitare il solito becero qualunquismo antiberlusconiano su RAI3. Maleodoranti liquami che ti aspetteresti da un invasato elettore del popolo viola, da un editoriale di D’Avanzo, da un povero demente alla Pancho Pardi, dalla Contessina con la puzza al naso Beatrice Borromeo. Mai e poi mai da Gianfranco Fini, nonostante tutto quel che ha detto e fatto in questi ultimi mesi.
Credo che quell’intervista surreale e grottesca abbia definitivamente messo a nudo la pochezza umana e politica di un uomo divorato dalla sete di rivincita personale, da un rancore cieco e sordo ma senza alcun progetto politico da offrire in cambio. E altresì la pochezza del progetto politico Futuro e Libertà. Più che un partito una setta religiosa con i suoi allucinati adepti irretiti dalle ossessive prediche di infimi officianti come Bocchino e Granata e pronti al suicidio collettivo pur di seguire il santone pazzo in questo vicolo cieco. E suicidio è stato.
Non penso di esagerare nel dire che Fini sia politicamente morto. Dovrà ora lasciare Montecitorio dopo averne abusato a suo uso e consumo per mesi e rifugiarsi in Parlamento a guidare quel manipolo di falliti che nonostante la debacle parlamentare odierna accetterà di seguirlo fino alla fine e terminare mestamente la sua lunga stagione politica con disonore. Dopo sedici anni vissuti da protagonista, una fine insopportabile ed ingloriosa.
Caro Gianfranco Fini, se non mi facessi schifo, proverei sincera pena per te.
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