venerdì 22 aprile 2011

BARBONE GONFIATO

BARBONE GONFIATO
“Da magistrato non faccio atti di fede nei confronti di nessuno. Il giudizio di credibilità su Ciancimino, finora positivo, nasce da un’attività minuziosa di verifica e riscontro delle dichiarazioni”.

Antonio Ingroia qualche tempo fa.

Massimo Ciancimino, per chi si fosse appena collegato, è stato arrestato . E non per il mancato pagamento di una contravvenzione per divieto di sosta. No, arrestato per aver calunniato l’ex capo della polizia De Gennaro dandogli, tanto per cambiare, del mafioso e manomettendo documenti consegnati alla procura. Insomma roba grossa.
Quanta gente in questo paese è stata additata dal mafioso pentito di turno di collusione con le cosche? Contrada, Dell’Utri, Mori, Cuffaro etc etc. La lista è lunga e lunga ne è pure la scia di dubbie condanne che ne sono susseguite.


Che Ciancimino Massimo fosse, per usare un eufemismo, inattendibile erano in tanti a pensarlo e con buoni motivi a riguardo.
Enrico Tagliaferro, un blogger che meriterebbe ben altri palcoscenici, aveva gia tempo fa ridicolizzato le perizie calligrafiche (http://bit.ly/etD9aN) sui papelli di Don Vito scritti evidentemente da mani diverse, ma la storia era andata avanti lo stesso, faceva comodo mandarla avanti in un paese dove la politica è costante ostaggio di più o meno dubbie inchieste giudiziarie.

Chi non ricorda la carrambata di Ciancimino da Santoro seguita dal solito processo sommario televisivo e dalle solite condanne inappellabili ai soliti noti? Quali teoremi arditi furono vomitati da questo signore davanti al sorridente presentatore ossigenato ed al suo fedele sodale e boia Travaglio, entrambi in estasi da Cosa Nostra? Ora di dubbi non ce ne sono più, Ciancimino è uno che le spara grosse  ed alle quali a "certi" giudici fa comodo credere per motivi che sono facilmente individuabili.

Antonio Ingroia, procuratore aggiunto della Procura di Palermo, nonchè amico e compagno di vacanze di Robespierre Travaglio è uno di quei giudici, anche lui, che si permette di andare in tv da Santoro e di dire con quel tono greve e serioso, con quell’arroganza propria del giudice infallibile, che Berlusconi da indagato dovrebbe dimettersi o che arringando la folla ad una manifestazione,  afferma che la riforma della giustizia è un tentativo del premier e del Guardasigilli di «azzoppare lo Stato di diritto e sfigurare i suoi principi fondamentali».

Di fronte all’arresto di Ciancimino, con non poco imbarazzo, questo giudice ora è costretto a mettere in dubbio l’attendibilità del suo teste fino ad ora incensanto ed esibito pubblicamente e di riflesso dell’inchiesta che sino ad ora ha condotto.
Il procuratore afferma che il materiale è in discussione e che deve essere analizzato con maggiore cura. Incalzato dal giornalista (http://bit.ly/ggySEr) Ingroia da risposte evasive e mette le mani avanti affermando che comunque il lavoro di analisi è sempre stato rigoroso (!). Credo che certe risposte si commentino da sole. Resta il fatto che l’attendibilità del teste Ciancimino (e non solo la sua mi viene da aggiungere) e quindi dell’inchiesta, è tutta da riverificare.

Siamo all’ennesimo disastro annunciato di questo abuso di giustizia spettacolo utilizzata a fini politici nei confronti del quale non si può non notare il solito insopportabile silenzio del Presidente Napolitano.
Caro Presidente, sempre cosi pronto a metter bocca su tutto e sempre a senso unico, non le sembra che queste procure facciano un po troppo quel che gli pare, non le sembra che alcuni giudici, ogni riferimento a procura di Milano e Palermo è voluto, stiano da tanto troppo tempo esagerando? Non ritiene che queste incredibili vicende giudiziare contribuiscano solo a distruggere la già per altro scarsa credibilità della giustizia italiana?

Che la sua voce, caro Presidente, risuoni a trecentossessanta gradi una volta! Perché altrimenti, come dice il saggio, meglio star sempre zitti e dar l’impressione di esser fessi, che aprire la bocca e confermarlo.

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