COMPAGNO NAPOLITANO |
E’ vietato dalla costituzione intercettare parlamentari. Orbene, in totale sfregio al dettato costituzionale la procura dà in pasto al Corriere della Sera (che novità) delle intercettazioni che non solo non dovrebbero nemmeno esistere ma che in ogni caso non avrebbero valore in un processo.
Il diritto alla difesa di un imputato, cardine di un qualunque ordinamento giudiziario viene letteralmente massacrato dalla procura di Milano e dai suoi giudici che l’amministrano con l’evidente scopo di perseguire ben altro.
E’ poi notizia di ieri che nessuno si costituirà parte civile al processo contro Berlusconi, coloro che cioé vengono ritenuti vittime dell’abuso del Cavaliere da parte della Procura dicono che no, Berlusconi non ha li ha indotti o concussi e che non ritengono di rivalersi nei suoi confronti. Anzi Ruby, afferma l’esatto contrario, di essere stata aiutata. Apparentemente le vittime sono virtuali ed esistono nella testa della Bocassini e basta.
Napolitano, Presidente della Repubblica nonché del CSM, generalmente ed irritualmente più loquace di un merlo ammaestrato, sul caso non pronuncia verbo. Il Garante della Costituzione di fronte ad una violazione già di per se grave, in questo caso gravissima (trattasi sempre di un processo che coinvolge il Primo Ministro) è muto come un pesce! Le sue esternazioni riguardano altro, generalmente non di sua competenza.
Il paese intero paga un prezzo sconsiderato per gli “errori” più o meno volontari di un singolo magistrato che invece non è mai chiamato a rispondere dei suoi! La Bocassini o chi per lei può fare quel che vuole, persino insultare la democrazia, nella consapevolezza di essere intoccabile.
E per i soliti ipocriti la responsabilità dei magistrati è ancora un taboo? E la riforma della giustizia un’attacco all’indipendenza della magistratura? Perfavore... Se l’indipendenza della magistratura si risolve nel permetterle qualunque porcata garantendole l’impunità, l’attacco alla sua indipendenza dal buon senso e dal senso dello Stato non solo va lanciato ma non van fatti prigionieri.
Ai giornalisti stranieri in attesa davanti al tribunale di Milano, il solito fazioso “giornalista” italiano poneva la solita qualunquistica domanda su cosa sarebbe successo nel proprio paese qualora il primo ministro fosse risultato indagato per prostituzione ricevendo la solita banale risposta: si sarebbe dimesso.
Mai sentito un vero giornalista italiano porre una domanda altrettanto qualunquistica del tipo: cosa succederebbe nel vostro paese se un magistrato violasse persino la costituzione pur di incriminare il Primo Ministro? Anche in questo caso la risposta sarebbe scontata: andrebbe in galera. Ma poiche è una domanda qualunquistica ma intelligente non viene mai fatta.
Nessun commento:
Posta un commento