giovedì 10 febbraio 2011

IN NOME DEL POPOLO

IL GIUSTIZIALISMO DIVORA LA DEMOCRAZIA
Comunque vada, sarà un disastro e le macerie lasciate da questa guerra senza quartiere lanciata dalla magistratura alle istituzioni del paese ce le porteremo dietro a lungo.

Siamo al redde rationem finale, al punto di non ritorno. La richiesta di giudizio immediato richiesta nei confronti del solo imputato Berlusconi la dice lunga sulla serenità di giudizio che alberga alla procura di Milano.


“La legge è uguale per tutti” è nei fatti una balla costituzionale. Se l’imputato è Silvio Berlusconi il principio di uguaglianza da assoluto diventa infatti relativo, da regola si trasforma in eccezione.

Silvio Berlusconi è infatti l’unico coimputato per i presunti reati, nei cui confronti viene richiesto il rito immediato , per gli altri compagni d’avventura l’immediatezza non sussiste. La Minetti o Fede possono seguire i riti ordinari, i loro processi perdersi per poi essere dimenticati nei meandri della giustiza italiana che gestisce un processo di primo grado mediamente in sette anni.

Berlusconi è poi l’esempio di come la magistratura sia in malafede quando lancia i suoi strali contro il processo breve. Se Silvio Berlusconi è l’imputato la magistratura nei suoi confronti è brevissima, rito immediato oppure, come nel caso Mills sentenza di primo grado seguita da appello in un anno e mezzo, roba da guinness dei primati per la pachidermica e fancazzista giustizia italiana.

Berlusconi è poi l’esempio di fatto per cui l’applicazione della giustizia è ad personam. Pensateci, lo accusano di sfruttamento della prostituzione minorile: logica vuole che se una donna, seppur minorenne si prostituisce lo faccia più o meno regolarmente e che riceva o frequenti più clienti. In oltre un anno di intercettazioni, la prostituta minorenne Ruby si sarebbe invece prostituita esclusivamente solo col capo del governo, una mignotta minorenne ad personam anche in questo caso che avrebbe iniziato e concluso la sua attività all’interno delle mura di Arcore. Delle due l’una: O Ruby Rubacuori è una prostituta (come definita da alcuni teste) e quindi logica vuole che tutti i suoi sfruttatori siano perseguiti, oppure qualcosa anche in questo caso non quadra (al di la del fatto che sia la presunta vittima a scagionare de facto l’imputato).

Di fronte a questo cataclisma c’è una certa opinione che continua a soffiare sul fuoco, continua a brandire i forconi, balla macumbe sabbatiche propiziatorie nella speranza che Berlusconi venga decapitato in piazza.

Cari miei, la democrazia in questo paese, se non è morta è comunque moribonda. Non mi interessa difendere Berlusconi e non pretendo che sia l’opposizione a scendere in campo a sua difesa. Ma le istituzioni, la costituzione quelle si, quelle andrebbero difese e salvaguardate da tutti contro tutto indistintamente, la dignità di un paese e del suo popolo andrebbe preservata a qualunque costo e non svenduta ai giornali per un piatto di lenticchie come stan facendo la sinistra italiana e il Presidente della Repubblica e del CSM che nei fatti avallano un tentativo di colpo di stato da parte della procura di Milano.

Siamo alla riedizione di Tangentopoli, della furia giustizialista, delle carcerazioni preventive, del florilegio di intecettazioni, nell’intromissione schifosa nella vita privata dei cittadini italiani. Ma c’è una differenza: se negli anni novanta l’opinione pubblica era più o meno totalmente contro la classe dirigente e a favore della magistratura questa volta non è cosi.

Se Berlusconi non è caduto ancora e probabilmente non cadrà è perché, che piaccia o meno alla Bocassini e a Bruti Liberati, l’elettorato non è dalla loro parte, l’elettorato non gli crede più, l’elettorato non è disposto a barattare la democrazia per un piatto di lenticchie come invece fa la sinistra italiana che con la sua condotta ambigua (ne con lo stato ne contro lo stato) e gestita da una classe dirigente all’ammazza caffé, si avvia lentamente verso il proprio tramonto. Perchè il popolo, che voi tanto disprezzate, questa volta non vi perdonerà.

Non mi stupirei se al termine di questa rivoluzione a penzolare a Piazzale Loreto siano dei signori vestiti di nero e pelliccia d’ermellino. Io, questa volta, me lo auguro.

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